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novembre 25, 2013 / marco

verso la fine

Penso che sia come andare in pensione. Guardi l’orto e i tuoi sentimenti vagano tra il fastidio e la nostalgia. Fastidio perchè sembra che tutto stia andando verso un degrado inarrestabile: fango, zone di ristagno d’acqua dove il baulamento del terreno raggiunge le quote più basse, alberi ormai completamente spogli, parti incolte lasciate a se stesse, qualche pila di cassette lasciate qua e là…Nostalgia perchè il pensiero va a quelle  poche soddisfazioni che ti sei guadagnato durante il periodi di massima produzione: le ore passate a raccogliere pomodori da sugo sotto il solleone, la bellezza assoluta di sentire il risveglio dell’alba primaverile di maggio con il coro degli uccelli che stazionano nell’oasi,  la speranza della semina e perfino  il ritmo ossessivo della zappa che zap zap zap rompe la terra attorno alle verdure.

In campo ci stai poco, giusto il tempo di raccogliere cavoli vari e radicchi, porri e gli ultimi finocchi prima che le gelate (che prima o poi arriveranno) decretino la fine della produzione.

E poi fai sempre delle considerazioni che sanno un po’ di sconfitta. Ecco, avremmo dovuto piantare questo un mese prima e siamo stati scemo a non piantare di più di quest’altro. Se poi piantavamo anche a inizio novembre, con il caldo che c’è stato, avremmo potuto…. considerazioni che hanno sempre un senso di sconfitta come se ogni anno non facesse storia a sè.

In questo periodo si sente proprio l’incedere dell’inverno, stai andando verso il periodo morto e non sei ancora entrato in quella logica che già pregusta l’arrivo della primavera che al contrario ti sembra un tempo tanto remoto che forse quest’anno non verrà nemmeno…

Ma se ci guardiamo attorno sappiamo che ci sta tanto lavoro da fare: soprattutto pulire, sistemare, pulire, ordinare, aggiustare, pulire..

Ah, che bello! ci sta anche da potare le piante, tagliare alberi e fare legna, preparare i manici per rastrelli vanghe e zappe… lavori da pensionato!

 

 

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